(Il cordino retrattile)
Nell’eliminazione del rischio di caduta verso il vuoto, deve essere attentamente valutata l’altezza del piano di lavoro. Quando quest’ultima è elevata, nasce il problema del recupero del lavoratore in sospensione passiva. E quando questa altezza, pur pericolosa, è di poco superiore a quella stabilita dalla legge, alcuni sistemi di arresto devono essere scartati perché non riuscirebbero a intervenire con la necessaria tempestività. Il cordino retrattile, oltre a presentare un ancoraggio relativamente semplice e di uso immediato, costituisce l’unico dispositivo sempre in grado di arrestare la caduta prima che il lavoratore impatti sul terreno.
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Uno sguardo di insieme
Il cordino retrattile, detto anche arrotolatore, è costituito da una fune metallica di piccolo diametro che, svolgendosi da un tamburo situato all’interno di una scatola cilindrica (bussola), carica la molla di richiamo della fune stessa. In un sistema di arresto-caduta costituito da imbracatura agganciata direttamente all’attacco dorsale (1), i principali vantaggi del cordino retrattile sono sintetizzati qui di seguito:
- il cavo di collegamento, sempre in tensione dall’imbracatura al punto di aggancio, non costituisce intralcio al lavoratore;
- il dispositivo di blocco interviene in tempo relativamente breve limitando notevolmente la distanza di arresto; (2)
- è necessario un solo punto di ancoraggio.
A fronte di questi vantaggi, il sistema presenta anche condizioni di criticità (qui di seguito in ordine di importanza crescente), alcune di natura ergonomica, altre con valenza direttamente infortunistica:
- quando il lavoratore si allontana dal punto di ancoraggio deve vincere la resistenza della molla dell’arrotolatore;
- la libertà di movimento, concessa dalla notevole estensione del cordino, causa un abbassamento del grado di attenzione dell’operatore;
- lo scivolamento accidentale e successivo rotolamento di un operatore su un piano inclinato con modesta pendenza potrebbe essere arrestato solo dopo il verificarsi di una caduta libera oltre il bordo di copertura;
- nel caso in cui la direttrice ancoraggio-cordino non sia perpendicolare al ciglio di caduta insorge il cosiddetto effetto pendolo; lo spazio di caduta potrebbe aumentare a tal punto da rendere inefficace il dispositivo. In altre parole, o da un diverso punto di vista, il dispositivo retrattile non funziona se l’angolo compreso tra direttrice suddetta e la perpendicolare al ciglio di caduta supera una certa ampiezza; questo angolo è un dato fornito dal costruttore nelle istruzioni d’uso nei confronti dei rischi legati alla possibile insorgenza dell’inconveniente citato.
Come funziona
Il cordino retrattile è un sistema di arresto-caduta semplice nell’ancoraggio e rapido nell’arrestare la caduta, requisito a volte irrinunciabile (3). Richiede, per contro, un attento esame delle caratteristiche del piano di lavoro in quota e dei lati non protetti da altri sistemi di sicurezza.
Supponiamo di avere un piano di lavoro rettangolare, come un comune piano di carpenteria di un solaio di cemento armato. La bussola del cordino retrattile è ancorata al centro del lato più lungo opposto a quello di caduta; un manichino, imbracato e agganciato al moschettone fissato al terminale del cordino metallico, è posto sul margine di caduta in direzione perpendicolare al margine stesso, o con un modesto angolo di scostamento. Spingiamo il peso verso il vuoto: appena la fune metallica raggiunge lo spigolo del ciglio di caduta, l’intera forza di gravità agisce quasi interamente lungo la direttrice peso-imbracatura-cordino-arrotolatore-ancoraggio, mette in tensione il sistema, ne recupera i giochi, ne tende le parti elastiche, ne attiva quelle dissipatrici e, quindi, ne provoca l’arresto lungo la verticale del punto di caduta con una distanza di arresto relativamente breve (4).
Su questo tema leggi anche:
- Cadute dall'alto: gli accorgimenti antinfortunistici
- Cadute dall'alto e patologie: i consigli dei medici competenti
L’effetto pendolo
Se invece il manichino imbracato è spinto verso il vuoto dopo essere stato posto sulla cuspide di uno dei due angoli più lontani dall’ancoraggio, si verifica il cosiddetto “effetto pendolo”. In questo caso, infatti, solo una piccola parte della forza di gravità agisce sul sistema funicolare, provocando lo scivolamento della fune sul bordo di caduta, mentre la restante parte agisce per accelerare la caduta del manichino quasi completamente libero di scendere verso il basso. La forza di gravità del manichino agirà interamente per mettere in tensione il sistema solo quando il cordino retrattile si troverà lungo la perpendicolare al margine, ovvero dopo che il lavoratore ha percorso nel vuoto un tratto in caduta libera relativamente elevato.
In un piano di lavoro 20x10 metri, ad esempio, il tratto in caduta libera sarebbe pari a circa 1,41 x 10 – 10 = 10 (1,41-1) = 0,41 x 10 = 4,1 metri
La valutazione del rischio
Una lavorazione in quota si svolge in generale su di un piano rettangolare. Il lato in alto è protetto da un parapetto. Al centro si trova l’ancoraggio da cui partono varie direttrici indicanti le possibili direzioni del cordino retrattile. Sul vertice della linea perpendicolare al ciglio di caduta passante per l’ancoraggio (linea tratteggiata) è indicato l’angolo massimo di deviazione a (fornito dal costruttore del cordino retrattile) per il quale si può trascurare il pendolamento ai fini dell’intervento del dispositivo di blocco.
Se dal ciglio di caduta sporgono elementi rigidi sufficientemente lunghi (almeno 30 cm) e non troppo lontani fra di loro (non più di 90 cm) come può accadere in un piano di carpenteria nel quale si usano i cosiddetti murali, questi possono impedire al cavo di trattenuta di scivolare lungo il bordo e impedire il pendolamento in qualsiasi posizione del lavoratore. I lati del piano nei quali non sono presenti questi elementi devono essere protetti (vedere le due foto qui sotto).
Durante la costruzione di una carpenteria per un solaio in cemento armato può accadere di realizzare un bordo frastagliato. Anche in questo caso lungo la linea spezzata il pendolamento è impedito dall’incrocio dei tratti che si aprono durante il percorso.
Nelle foto qui sotto è mostrato un piano di lavoro parzialmente protetto lungo il perimetro nel quale si aprono varie aperture di modesta ampiezza verso il vuoto. È il caso che si presenta comunemente nel montaggio della carpenteria modulare, ove gli spazi attorno ai pilastri dovranno essere riempiti con tavolame a misura dopo aver completato il piano corrispondente. Il rischio di caduta nelle aperture lasciate attorno ai pilastri può essere eliminato con un sistema di arresto caduta semplice ed efficiente: un cordino retrattile agganciato ai ferri d’attesa di un pilastro scelto come quello più comodo che permette di recarsi presso ogni apertura senza pericolo di pendolamento.
(Il cordino retrattile)
(1) Dei due attacchi, quello dorsale, salvo casi particolari, è sempre più vantaggioso di quello sternale perché quando il sistema va in tensione ha meno probabilità di interferire con altre parti del corpo, in particolare con il viso.
(2) Distanza di arresto: distanza dal punto iniziale di caduta alla posizione finale, dopo l’arresto del sistema di sicurezza
(3) Nei sistemi di arresto-caduta con cordino di trattenuta agganciato a una linea vita, la minima distanza di arresto caduta è pari alla somma della lunghezza del cordino, dell’altezza dell’attacco dorsale e della freccia di deformazione della linea vita. Considerando i valori minimi di queste grandezze, senza prendere in considerazione alcun margine di sicurezza la somma non è mai inferiore a tre metri e, quindi, non utilizzabile nella costruzione della carpenteria dei solai di civile abitazione.
(4) Il margine di sicurezza pari a un metro, aggiunto alla distanza libera di caduta nel calcolo del tirante d’aria (distanza minima – misurata in verticale – necessaria per arrestare in sicurezza il lavoratore) appare eccessivamente cautelativo; si direbbe superficiale se non comparisse in tutte le pubblicazioni del settore. Questo valore impedisce l’adozione di qualsiasi sistema di arresto-caduta nei casi nei quali la distanza di arresto libera è minore di tre metri come accade durante la realizzazione del piano di carpenteria dei solai nella costruzione degli edifici di civile abitazione. Poiché questa operazione è particolarmente frequente, conviene fare una riflessione, magari supportata da prove pratiche su manichini eseguite in cantiere.