Nell'Allegato definite le metodologie per stimare le restituzioni alla falda superficiale e le perdite per infiltrazione di acqua irrigua
Nuove regole per stabilire i volumi di acque che le regioni devono destinare a uso irriguo. E' il contenuto delle linee guida di cui al decreto del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali 31 luglio 2015 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 14 settembre 2015, n. 213.
Al documento fa seguito un Allegato nel quale sono anche definite le metodologie per la stima delle restituzioni alla falda superficiale e per la valutazione delle perdite per infiltrazione di acqua irrigua da parte della canalizzazione di trasporto non rivestita.
Decreto del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali 31 luglio 2015
Approvazione delle linee guida per la regolamentazione da parte delle
Regioni delle modalita' di quantificazione dei volumi idrici ad uso
irriguo.
in Gazzetta Ufficiale del 14 settembre 2015, n. 213
IL MINISTRO DELLE POLITICHE AGRICOLE
ALIMENTARI E FORESTALI
Vista la direttiva 2000/60/CE del Parlamento europeo e del
Consiglio del 23 ottobre 2000 che istituisce un quadro per l'azione
comunitaria in materia di acque;
Visto il decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, di attuazione,
tra l'altro, della direttiva 2000/60/CE, recante norme in materia
ambientale e successive modificazioni;
Visto il Regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del
Consiglio del 17 dicembre 2013 recante disposizioni comuni sul Fondo
europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo, sul Fondo
di coesione, sul Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale e sul
Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca e disposizioni
generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale
europeo, sul Fondo di coesione e sul Fondo europeo per gli affari
marittimi e la pesca, e che abroga il regolamento (CE) n. 1083/2006
del Consiglio;
Visto il Regolamento (UE) n. 1305/2013 del Parlamento europeo e del
Consiglio del 17 dicembre 2013 sul sostegno allo sviluppo rurale da
parte del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) e che
abroga il regolamento (CE) n. 1698/2005 del Consiglio, ed in
particolare l'art. 46 "Investimenti nell'irrigazione";
Visto l'Accordo di Partenariato 2014-2020 - Sezione II - Punto
6.1.4 che prevede, al piu' tardi entro luglio 2015, l'"emanazione di
Linee guida statali applicabili al FEASR, per la definizione di
criteri omogenei in base ai quali le Regioni regolamenteranno le
modalita' di quantificazione dei volumi idrici impiegati dagli
utilizzatori finali per l'uso irriguo al fine di promuovere l'impiego
di misuratori e l'applicazione di prezzi dell'acqua in base ai volumi
utilizzati, sia per gli utenti associati, sia per l'autoconsumo";
Considerato che ai fini della redazione delle Linee guida e' stato
istituito presso il Ministero delle politiche agricole alimentari e
forestali un apposito Gruppo di lavoro di cui hanno fatto parte
rappresentanti anche del Ministero dell'ambiente e della tutela del
territorio e del mare, delle Regioni e Province autonome, delle
Autorita' di distretto idrografico, del Crea, dell'ANBI -
Associazione nazionale bonifiche e irrigazioni e dell'ISTAT;
Acquisito il parere della Conferenza permanente per i rapporti tra
lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano reso
nella seduta del 30 luglio 2015;
Decreta:
Art. 1
1. Sono approvate le Linee guida, allegate al presente decreto, per
la regolamentazione da parte delle Regioni delle modalita' di
quantificazione dei volumi idrici ad uso irriguo, secondo quanto
disposto dall'Accordo di Partenariato 2014-2020 - Sezione II - Punto
6.1.4.
Art. 2
1. Le modalita' di quantificazione dei volumi idrici impiegati
dagli utilizzatori finali per l'uso irriguo sono regolate con atto
delle Regioni e delle Province autonome nel rispetto dei criteri
omogenei definiti dalle Linee guida di cui all'art. 1.
Art. 3
1. E' istituito presso il Ministero delle politiche agricole
alimentari e forestali un tavolo permanente, coordinato dal Capo del
Dipartimento delle politiche europee e internazionali e dello
sviluppo rurale, o da un suo delegato, cui partecipano il Ministero
dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, le Regioni e
Province autonome, le Autorita' di distretto idrografico, il CREA,
l'ANBI (Associazione nazionale bonifiche e irrigazioni), l'ISTAT e le
Associazioni di categoria agricole, con l'incarico di monitorare le
attivita' indicate nelle Linee guida anche con riferimento alla
raccolta e gestione dei dati sui volumi irrigui, nonche' di proporre
ulteriori documenti tesi ad uniformare i metodi di stima.
Il presente decreto entra in vigore il giorno successivo a quello
della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica
italiana.
Linee guida per la regolamentazione da parte delle Regioni
delle modalita' di quantificazione dei volumi idrici ad uso irriguo
(Accordo di Partenariato 2014-2020: 6.1 Settore delle risorse
idriche)
Premessa.
Nell'ambito degli impegni per il rispetto della condizionalita'
ex ante, l'Accordo di Partenariato 2014-2020 prevede per il settore
6.1 - Risorse idriche l'"Emanazione di Linee guida statali
applicabili al FEASR, per la definizione di criteri omogenei in base
ai quali le Regioni regolamenteranno le modalita' di quantificazione
dei volumi idrici impiegati dagli utilizzatori finali per l'uso
irriguo al fine di promuovere l'impiego di misuratori e
l'applicazione di prezzi dell'acqua in base ai volumi utilizzati, sia
per gli utenti associati, sia per l'autoconsumo". (1)
A tale scopo e' stato istituito un gruppo di lavoro cui e' stata
affidata la redazione delle presenti linee guida nazionali, che
contengono indicazioni tecniche per la quantificazione dei volumi
prelevati/utilizzati a scopo irriguo, nonche' le caratteristiche
della piattaforma informatica scelta come strumento di riferimento
per monitorare nel tempo i volumi idrici impiegati a fini irrigui, in
cui convogliare ed organizzare le informazioni prodotte.
Tale strumento e' stato individuato nel SIGRIAN (Sistema
Informativo Nazionale per la Gestione delle Risorse Idriche in
Agricoltura), database georeferenziato finalizzato alla raccolta ed
elaborazione delle informazioni relative all'uso irriguo dell'acqua,
che rappresentera' la banca dati unica di riferimento per il settore
irriguo a servizio di tutte le amministrazioni e gli enti competenti.
E' previsto, inoltre, il potenziamento del sistema attraverso
l'integrazione con la banca dati ISTAT e con altre banche dati
disponibili a livello nazionale e regionale.
A livello nazionale, l'unita' di riferimento e' il Distretto
Idrografico competente. Le attivita' oggetto delle presenti Linee
guida sono svolte in stretto coordinamento con il Piano di gestione
delle acque ed, indirettamente, con il Piano di gestione delle
alluvioni, al fine di una ottimizzazione della gestione delle risorse
idriche e delle situazioni di crisi. Tale coordinamento e' garantito
dalla istituzione del Tavolo permanente previsto al capitolo 6.
Nonostante la vigenza di atti di riferimento legislativi in
materia, la situazione conoscitiva dei volumi irrigui appare ancora
frammentata. Pertanto, obiettivo prioritario delle presenti linee
guida e' quello di fornire criteri ed indirizzi tecnici per il
monitoraggio quantitativo dei volumi irrigui al fine di acquisire un
quadro conoscitivo da utilizzare anche per la redazione dei bilanci
idrici. Infatti, affinche' sia possibile approntare politiche per una
gestione sostenibile dell'acqua, e' necessario disporre di
informazioni idrologiche, idrogeologiche e di fabbisogno di acqua,
affidabili ed adeguate in termini spaziali e temporali.
Il quadro informativo si basera', in generale, su dati derivanti
da misurazioni dirette dei prelievi da corpi idrici superficiali e
sotterranei e dei volumi utilizzati da parte degli utilizzatori
finali. Laddove risultera' tecnicamente impossibile o economicamente
svantaggioso provvedere all'installazione di adeguati misuratori, le
informazioni saranno integrate con stime la cui metodologia, che
dovra' essere scientificamente validata e condivisa dai soggetti
interessati, e' rinviata ad un successivo provvedimento. Nella
valutazione dell'opportunita' di ricorrere a misurazioni o a stime
degli utilizzi idrici nel settore agricolo, si dovra' tenere conto
delle differenze gestionali, organizzative ed economiche esistenti
tra le gestioni consortili e quelle da auto-approvvigionamento.
Inoltre, nell'individuare la tipologia di misuratori piu' adatta e la
necessita' o meno della loro installazione sara' necessario tener
presente le diverse realta' territoriali.
L'applicazione delle linee guida potra' rappresentare un utile
supporto in relazione alle esigenze di pianificazione e
rendicontazione dei Piani di Gestione dei Distretti idrografici
previsti dalla direttiva quadro 2000/60 CE e configurarsi come misure
regolatorie dei piani stessi.
Inoltre, ove fossero disponibili informazioni sui volumi idrici
nelle reti ad uso plurimo queste saranno rilevate e potranno essere
utili, oltre che per la conoscenza quantitativa della risorsa
distribuita a fini irrigui, per le valutazioni dei rischi di
alluvione e per determinare i servizi ecosistemici generati,
valorizzando cosi' le conoscenze, le competenze e le azioni dei
consorzi di bonifica e di irrigazione. In questo modo si potra'
assolvere anche alle raccomandazioni della Commissione (comunicazione
n. 120 del 9 marzo 2015), che afferma che "Le misure di ritenzione
naturale delle acque sono un esempio di misure che possono
contribuire simultaneamente alla realizzazione degli obiettivi della
direttiva acque e a quelli della direttiva alluvioni, rafforzando e
preservando la capacita' naturale di ritenzione e stoccaggio delle
falde acquifere, del suolo e degli ecosistemi".
L'applicazione delle metodologie e degli strumenti messi a punto
dalle linee guida e dai conseguenti regolamenti regionali potranno
fornire un utile contributo agli adempimenti per gli investimenti
irrigui previsti dall'art. 46 del regolamento (UE) n. 1305/2013 sul
sostegno allo sviluppo rurale. L'individuazione di criteri e
modalita' condivise di monitoraggio degli utilizzi (tramite
misurazione o stima) potra' favorire, infatti, la quantificazione e
la certificazione del risparmio idrico (potenziale e reale) reso
possibile dall'investimento da finanziare.
Le presenti linee guida nazionali hanno, dunque, la finalita' di
definire i criteri, sia per l'irrigazione collettiva, sia per
l'auto-approvvigionamento, secondo cui le Regioni dovranno indicare:
le modalita' di misurazione dei volumi irrigui prelevati e
restituiti;
le modalita' di quantificazione dei volumi irrigui per i quali
saranno date indicazioni su:
il riferimento rispetto al quale valutare i volumi (singolo
utente o testa del distretto irriguo, come da definizione SIGRIAN);
le modalita' di misurazione dei volumi in base a:
presenza di misuratori;
possibilita' di inserimento di misuratori, anche in
funzione del contesto territoriale e del beneficio atteso (analisi
costi/efficacia);
le modalita' di stima degli utilizzi attraverso una
metodologia condivisa da individuare (alternativa o nelle more
dell'installazione dei misuratori);
le modalita' di raccolta e trasmissione dei dati al SIGRIAN,
che costituisce la banca dati di riferimento ai fini del
monitoraggio;
le modalita' di aggiornamento periodico dei dati, al fine di
monitorare nel tempo l'impiego dell'acqua a scopo irriguo.
L'obbligo di misurazione dei volumi prelevati e restituiti e'
previsto dall'art. 95 del d.lgs. 152/06, gia' recepito da alcune
Regioni con propri regolamenti. Tali regolamenti dovranno
armonizzarsi, se necessario, con le disposizioni delle presenti linee
guida.
Al fine di supportare la definizione dei criteri sopra esposti e
la futura definizione dei regolamenti regionali, nell'ambito
dell'elaborazione delle linee guida e' stata aggiornata la relativa
base conoscitiva, elaborando attraverso il SIGRIAN i dati forniti
dalle autorita' competenti, relativamente a:
contesto di riferimento per distretto idrografico, ponendo
particolare, ma non esclusiva attenzione alle aree ad irrigazione
collettiva, con riferimento a: superfici (SAU, superficie irrigata),
tipologie di coltivazioni, infrastrutture;
individuazione delle fonti di approvvigionamento (prelievo) ad
uso irriguo e dei punti di restituzione al reticolo idrografico,
indicando l'eventuale presenza e tipo di misuratore;
individuazione dei principali punti di consegna provvisti di
misuratori;
informazioni su presenza e uso di sistemi di consiglio irriguo;
informazioni su prelievi e usi dell'auto-approvvigionamento.
Le esigenze irrigue massime e minime delle aree consortili per
distretto idrografico saranno definite successivamente.
Le presenti linee guida sono state sviluppate seguendo i seguenti
principi chiave:
Principio 1 - costruire un quadro conoscitivo aggiornato circa
le esigenze irrigue del contesto agricolo italiano, l'attuale
diffusione della quantificazione dei volumi idrici a fini irrigui e
le relative disposizioni normative gia' in atto a livello regionale.
Principio 2 - proporre strumenti e metodologie per la
quantificazione dei volumi prelevati/utilizzati a scopo irriguo, con
diverso livello di dettaglio in relazione ai differenti contesti
territoriali, diverse modalita' di prelievo e di rilascio e strutture
organizzative.
Principio 3 - avviare la predisposizione di una piattaforma di
riferimento unica e condivisa per la raccolta e l'elaborazione delle
informazioni relative all'uso irriguo, a servizio di tutte le
amministrazioni ed enti competenti.
1. Strumenti.
Lo strumento di riferimento per il monitoraggio dei volumi
irrigui e' il SIGRIAN (Sistema Informativo Nazionale per la Gestione
delle Risorse Idriche in Agricoltura).
Il SIGRIAN raccoglie tutte le informazioni di natura gestionale,
infrastrutturale e agronomica relative all'irrigazione gestita in
modo collettivo, a livello nazionale. Si tratta di un geodatabase, in
cui tutte le informazioni sono associate a dati geografici, collegati
tra loro nei diversi campi, con funzione anche di banca dati storica
utile ai fini di analisi dell'evoluzione dell'uso irriguo dell'acqua
nelle diverse aree del Paese.
Il SIGRIAN e' stato realizzato con il supporto tecnico e
metodologico del CREA, su iniziativa del MiPAAF e delle Regioni e
Province autonome.
Allo stato attuale, i dati contenuti nel database permettono di
avere informazioni puntuali sulle strutture dell'irrigazione
collettiva, quali:
l'organizzazione e l'assetto economico-gestionale degli Enti
competenti in materia di irrigazione;
le superfici interessate all'irrigazione;
le destinazioni d'uso della risorsa irrigua (colture irrigate e
volumi irrigui);
gli schemi irrigui (fonti di approvvigionamento, sviluppo e
caratteristiche delle reti irrigue).
E' prevista l'integrazione in SIGRIAN di dati (misurati e
stimati) relativi all'auto-approvvigionamento, con il supporto delle
amministrazioni competenti in materia e, ove possibile, dell'ISTAT,
con l'obiettivo di completare il quadro conoscitivo del sistema
irriguo nazionale.
L'Ente di riferimento per la gestione del SIGRIAN e' il CREA
(Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l'analisi dell'economia
agraria), ente nazionale di ricerca con competenza scientifica nel
settore agricolo, ittico e forestale, con personalita' giuridica di
diritto pubblico vigilato dal MiPAAF, con autonomia scientifica,
statutaria, organizzativa, amministrativa e finanziaria e
recentemente istituito per effetto dell'unione del CRA (Consiglio per
la Ricerca in Agricoltura) e dell'INEA (Istituto Nazionale di
Economia Agraria).
L'Ente di riferimento per il coordinamento delle fasi di
rilevamento, aggiornamento e il trasferimento dei dati al SIGRIAN,
per gli associati, e' l'ANBI, Associazione nazionale consorzi
gestione e tutela del territorio e acque irrigue. Ai consorzi di
bonifica e di irrigazione, infatti, il decreto 152/2006, all'art. 166
confermando quanto gia' previsto all'art. 27 della legge 36/94,
attribuisce la facolta' di realizzare e gestire le reti a prevalente
scopo irriguo, gli impianti per l'utilizzazione in agricoltura di
acque reflue, gli acquedotti rurali e gli altri impianti funzionali
ai sistemi irrigui e di bonifica e, previa domanda alle competenti
autorita' corredata dal progetto delle opere da realizzare, hanno
facolta' di utilizzare le acque fluenti nei canali e nei cavi
consortili per usi che comportino la restituzione delle acque e siano
compatibili con le successive utilizzazioni, ivi compresi la
produzione di energia idroelettrica e l'approvvigionamento di imprese
produttive.
E' considerato dato finale della banca dati SIGRIAN, disponibile
per tutte le amministrazioni e/o enti competenti, quello che avra'
superato il processo di validazione tecnica ad opera della Regione di
riferimento.
2. Definizioni.
Le definizioni di seguito riportate sono, in buona parte,
estratte dal glossario SIGRIAN, alla cui stesura hanno partecipato,
oltre al CREA, il MiPAAF, le Regioni e Province Autonome e l'ANBI.
Tali definizioni corrispondono alle voci attualmente utilizzate dal
sistema SIGRIAN per la classificazione delle informazioni. Di seguito
si riportano le principali definizioni, per aree tematiche. Per
maggiori dettagli si rimanda al manuale SIGRIAN. (2)
Aspetti gestionali.
Irrigazione collettiva: irrigazione gestita ad opera di Enti
irrigui.
Auto-approvvigionamento: prelievi idrici ad uso irriguo
effettuati autonomamente da singoli utenti.
Ente gestore: ente titolato e responsabile sotto gli aspetti
tecnici e amministrativi della gestione delle fonti e/o delle reti
irrigue e/o dei depuratori. E' in genere titolare di una concessione
e gestore di una rete.
Ente irriguo: unita' giuridica di base di organizzazione
dell'irrigazione a livello territoriale in termini di
gestione/manutenzione delle reti irrigue e di organizzazione della
distribuzione di risorsa idrica a fini irrigui. L'Ente irriguo puo'
erogare i servizi definiti dal decreto ministeriale 24 febbraio 2015,
n. 39, lettera d) di cui al punto 1.1, allegato A. Il territorio di
competenza dell'Ente irriguo e' suddiviso in piu' Comprensori
irrigui, a loro volta organizzati in Distretti irrigui.
Comprensorio irriguo: unita' territoriale fisico-amministrativa
servita, tutta o in parte, da un sistema di opere irrigue. In genere,
il Comprensorio e' definito dallo stesso Ente irriguo rispetto allo
sviluppo di uno schema irriguo in una data area del proprio
territorio di competenza, cioe' e' un'unita' territoriale che
individua le zone oggetto di irrigazione. Questa organizzazione a
livello territoriale e' tipica dei consorzi di bonifica e
irrigazione.
Distretto irriguo: rappresenta una suddivisione del Comprensorio
irriguo, i cui criteri sono molto variabili. In genere la
suddivisione e' basata sullo sviluppo della rete di distribuzione,
cioe' il Distretto comprende un'area alimentata da un proprio
ripartitore.
Infrastrutture.
Schema irriguo: la totalita' delle infrastrutture idrauliche
necessarie alla distribuzione di acqua a scopo irriguo; esso e'
composto da una fonte di approvvigionamento dalla quale si diparte la
rete adduttrice a cui si collega la rete di distribuzione, che
distribuisce l'acqua all'interno dei singoli distretti irrigui. Il
SIGRIAN attualmente, raccoglie le informazioni relative alla rete
principale e solo parzialmente quella di distribuzione.
Fonte di approvvigionamento irriguo: l'opera di presa sul corpo
idrico naturale o artificiale da cui si origina lo schema irriguo. La
fonte puo' essere costituita da un'opera di presa da sorgente, da un
lago naturale o artificiale, da un corso d'acqua, da un campo pozzi,
ecc., ma anche da un depuratore di acque reflue o da una presa da una
infrastruttura intersettoriale che adduce in modo perenne acqua a
servizio di piu' tipi di utenza (potabile, agricola e industriale).
Rete adduttrice (principale): l'infrastruttura, alimentata dalla
fonte, destinata ad addurre le acque dall'opera di presa fino al
comprensorio irriguo. (3)
Rete di distribuzione (secondaria): l'infrastruttura, alimentata
dalla rete principale, che distribuisce l'acqua all'interno dei
singoli distretti irrigui.
Nodo: punto di discontinuita' di natura idraulica nella rete che
puo' essere dovuto, tra l'altro, a:
un cambiamento delle sue caratteristiche geometriche, quali un
cambiamento di diametro/sezione;
un cambiamento di materiale;
un'opera d'arte presente lungo la rete (vasche, impianti di
sollevamento, ecc.);
una restituzione al sistema irriguo di acqua precedentemente
prelevata per altri usi;
una restituzione d'acqua al reticolo idrografico naturale o
artificiale;
Tronco: tratto di rete delimitato da due nodi successivi (di
inizio e fine).
Punto di consegna: elemento fisico in cui si ha la "consegna" da
parte dell'Ente irriguo all'utilizzatore finale.
Esercizi irrigui.
Gli esercizi irrigui comunemente adottati sono di seguito
riportati:
Esercizio irriguo continuo nell'arco delle 24 ore: modalita'
per cui l'acqua viene erogata all'utenza in modo continuo nel tempo.
Esercizio irriguo discontinuo nell'arco delle 24 ore: modalita'
per cui l'acqua viene erogata all'utenza in modo discontinuo nel
tempo, ad intervalli fissi o variabili nel corso della stagione
irrigua.
Esercizio irriguo a consegna turnata: modalita' di
distribuzione per cui l'acqua viene consegnata ad ogni utente (o a
gruppi di utenti), in modo discontinuo ad intervalli prestabiliti di
giorni (turni) costanti o variabili durante i vari periodi della
stagione irrigua, con una portata (corpo d'acqua) e orari (orari di
consegna) fissi e proporzionati ai volumi da distribuire alle singole
aziende.
Esercizio irriguo a domanda: modalita' di distribuzione che
consente ad ogni utente di una rete consorziale di prelevare l'acqua
quando lo ritenga piu' opportuno, tenuto conto delle proprie esigenze
colturali e del proprio calendario dei lavori agricoli,
indipendentemente da turni e da orari prestabiliti.
Esercizio irriguo con prenotazione: metodo per il quale, in
base a prenotazione degli utenti, viene definito un quadro periodico
(giornaliero e orario) di erogazione.
Esercizio irriguo a bocca tassata: modalita' di distribuzione
per cui ogni utente riceve, in forma continua, una portata pari al
prodotto tra la superficie effettivamente irrigata e la dotazione
specifica. La distribuzione di acqua prevede la misura dell'acqua
prima della consegna all'utente e avviene in maniera continua,
lasciando facolta' a questi di utilizzare l'acqua sui propri terreni
con turno ed orario di maggiore convenienza.
Irrigazione "non strutturata": modalita' di gestione che
comporta il riempimento dei canali durante la stagione irrigua da cui
gli utenti derivano liberamente l'acqua.
Tipi di contribuenza.
Il sistema di contribuenza e' tipico dei Consorzi di bonifica e
irrigazione, che percepiscono dagli utenti un contributo calcolato
sulla base del beneficio che l'utente trae dall'attivita' di
esercizio e manutenzione degli impianti pubblici di irrigazione e/o
di bonifica.
Il contributo irriguo puo' essere di tipo monomio o binomio. Nel
primo caso, il contributo e' unico, senza differenziazione di una
quota specifica per l'esercizio irriguo. Nel caso del contributo
binomio, l'utente e' tenuto al pagamento di una quota fissa per le
spese di manutenzione degli impianti e di una quota variabile in
funzione delle spese di esercizio irriguo.
Le modalita' di calcolo del contributo monomiale o della quota
variabile del binomiale sono diverse, tipicamente:
€ per ha irrigato;
€ per qualita' di coltura, cioe' si pagano ruoli differenti a
seconda della coltura praticata; e' maggiore per le colture irrigue
piu' idroesigenti e a maggior reddito;
€ per sistema di irrigazione, cioe' si pagano ruoli differenti
a seconda del sistema di irrigazione utilizzato; e' generalmente
maggiore per i sistemi a bassa efficienza che necessitano di maggiori
volumi d'acqua distribuiti;
€/m³ di acqua erogata, utilizzato laddove sono presenti
strumenti di misurazione a consumo a livello di distretto irriguo o
aziendale (singola utenza).
Sistemi di irrigazione.
Irrigazione per aspersione: metodo di irrigazione per cui l'acqua
viene somministrata sul campo a mezzo di apposite attrezzature,
studiate e costruite per produrre pioggia artificiale.
Irrigazione per infiltrazione: metodo di irrigazione
caratterizzato dal fatto che l'acqua irrigua viene immessa in
apposite affossature (solchi, canali, ecc.), dalle quali si infiltra
nel terreno circostante diffondendosi in esso anche lateralmente per
capillarita'.
Irrigazione secondo il metodo della localizzazione: metodo di
irrigazione per cui l'acqua viene somministrata a mezzo di
gocciolatori o di spruzzatori, alimentati da piccoli tubi, che
erogano acqua solo intorno a ciascuna pianta, in modo da mantenere
nel terreno interessato dal suo sistema radicale un adeguato
contenuto idrico.
Irrigazione per scorrimento: metodo di irrigazione per il quale
l'acqua viene immessa nel campo con scorrimento costante e sotto
forma di velo continuo per la durata dell'intervento irriguo.
Irrigazione per sommersione: tecnica di allagamento di un
appezzamento delimitato da arginelli (tipo risaia).
Irrigazione per infiltrazione sotterranea (sub-irrigazione):
metodo che comporta l'immissione diretta dell'acqua destinata
all'irrigazione nello strato utile mediante condotti disperdenti,
interrati a una profondita' tale da evitare interferenze con le
normali lavorazioni meccaniche.
Caratteristiche colturali e volumi.
Superficie investita (ha): superficie investita per coltura nel
territorio del distretto in un dato anno.
Stagione irrigua (da - a): periodo dell'anno compreso tra una
data di inizio corrispondente al primo adacquamento e una data di
fine corrispondente all'ultimo adacquamento per una specifica
coltura.
Durata in giorni: periodo dell'anno, espresso in giorni, compreso
tra l'inizio del primo adacquamento e la fine dell'ultimo.
Adacquamento: somministrazione d'acqua al terreno, di norma
ripetuta piu' volte nella stagione irrigua.
Volume specifico di adacquata: quantita' d'acqua in m³ erogata
effettivamente per ogni singolo adacquamento, riferito all'unita' di
superficie (ha).
Turno in giorni: intervallo di tempo, espresso in giorni, che
intercorre tra gli inizi di due successive erogazioni d'acqua
(adacquate).
Volume specifico stagionale per unita' di superficie (m³/ha
anno): quantita' d'acqua erogata effettivamente per l'intera durata
della stagione irrigua per unita' di superficie (m³/ha anno).
Volume specifico stagionale totale (m³/anno): quantita' d'acqua
erogata effettivamente per l'intera durata della stagione irrigua
sulla superficie investita di una specifica coltura (m³/anno).
Altre definizioni.
Fabbisogno irriguo: domanda di acqua ad uso irriguo, comprensiva
delle perdite fisiologiche. (4) Ai fini della valutazione
dell'efficienza dell'uso va distinto in fabbisogno alla presa e
fabbisogno al campo.
Utilizzo irriguo: quantita' di acqua utilizzata ad uso irriguo,
comprensiva delle perdite. (5)
Utilizzatore finale per irrigazione collettiva: testa del
distretto irriguo.
Utilizzatore finale per l'auto-approvvigionamento: singolo
utente.
Misuratore: si intendono sia i "misuratori volumetrici",
generalmente intesi come strumenti per la misura diretta dei volumi
in reti tubate, sia i "misuratori di portata" che consentono il
calcolo indiretto dei volumi nelle reti di canali a superficie
libera.
Consiglio irriguo: modello di assistenza all'irrigazione che
fornisce consigli relativi al momento idoneo dell'intervento irriguo
ed ai volumi di adacquamento da somministrare alla coltura.
Piccole e grandi derivazioni idriche: derivazioni definite dal
R.D. 1775/33 e ss.mm.ii., in funzione dei quantitativi prelevati. Per
le utenze irrigue sono considerate piccole derivazioni quelle
inferiori a 10 moduli (1000 l/ secondo) o quelle a servizio di una
superficie inferiore a 500 ha.
Canone di concessione: corrispettivo annuo dovuto dal
concessionario alla Pubblica Amministrazione per la concessione a
derivare acqua pubblica per un determinato uso. Puo' essere composto
da una parte fissa (minimo) e una variabile in funzione dei
quantitativi concessi.
Modulo: unita' di misura base per la determinazione delle portate
delle concessioni di derivazione d'acqua. E' pari a 100 l/s.
3. Quantificazione e monitoraggio dei volumi prelevati e
utilizzati ad uso irriguo.
Ai fini delle presenti linee guida, si intende per monitoraggio
dei volumi ad uso irriguo la rilevazione periodica, la
quantificazione e la trasmissione al SIGRIAN dei volumi idrici a
scopo irriguo, prelevati e utilizzati. Il monitoraggio avviene ad
opera degli Enti irrigui in caso di irrigazione collettiva, con il
coordinamento di ANBI per i propri associati, e delle autorita'
competenti, in caso di auto-approvvigionamento.
Per utilizzatore finale si intende quanto precedentemente
previsto al capitolo 2.
E' considerato dato finale della banca dati SIGRIAN disponibile
per tutte le amministrazioni e/o enti competenti quello che avra'
superato il processo di validazione tecnica ad opera della Regione di
riferimento.
Presupposto per la quantificazione e' l'esistenza di un'idonea
rete di misuratori o, dove non presenti e non tecnicamente e/o
economicamente possibili, di una metodologia di stima condivisa. Tale
metodologia sara' individuata e sviluppata nell'ambito del Tavolo
permanente previsto al capitolo 6 delle presenti Linee guida. CREA e
ISTAT provvederanno a operare stime, utilizzando la metodologia
individuata e i dati disponibili, con cadenza da valutare nell'ambito
del suddetto Tavolo, anche in relazione alla individuazione delle
esigenze irrigue minime e massime delle aree agricole. Inoltre, si
provvedera' ad avviare l'integrazione delle informazioni ISTAT e di
quelle rese disponibili dalle Amministrazioni competenti in SIGRIAN,
con l'obiettivo di creare, nel tempo, una banca dati completa ed
esaustiva. Infine, costituisce utile strumento per il monitoraggio,
ove ritenuta opportuna e tecnicamente possibile, la misurazione del
livello della falda soggetta ad emungimenti.
Di seguito sono riportati e definiti i seguenti aspetti necessari
per implementare un efficace sistema di monitoraggio:
a) elementi da monitorare;
b) criteri e strumenti per la quantificazione dei volumi;
c) criteri e modalita' di monitoraggio (acquisizione e
trasmissione dei dati);
d) metodologia di stima.
Tali aspetti riguardano sia l'irrigazione collettiva che l'auto
approvvigionamento.
3.1. Elementi da monitorare.
Gli elementi da monitorare sono:
a) fonti di approvvigionamento e relativi volumi prelevati;
b) punti di consegna (aziendale e/o distretto irriguo) e
relativi volumi utilizzati;
c) nodi di restituzione al reticolo idrografico con riferimento
al corpo idrico recettore;
d) rilasci alla circolazione idrica sotterranea.
Il SIGRIAN, per quanto riguarda l'irrigazione collettiva, riporta
le fonti di approvvigionamento ad uso irriguo e/o promiscuo rilevanti
(oltre 5.000 distinte per tipologia) previste al punto a). Per queste
fonti sono presenti le informazioni relative alle concessioni di
derivazione, con i relativi volumi concessi (in genere in m³/sec), e
l'anno di riferimento. Il monitoraggio dovra' riguardare la
rilevazione e l'aggiornamento dei dati sui volumi effettivamente
prelevati, secondo la cadenza temporale stabilita dalle presenti
linee guida, e l'integrazione dei dati sulle fonti ritenute
rilevanti.
Con riferimento all'auto-approvvigionamento, devono essere
integrati in SIGRIAN i dati sulle fonti, analoghi a quelli previsti
per quelle ad uso collettivo, e quelli relativi alla misurazione o
alla stima dei volumi prelevati e utilizzati. La fornitura dei dati
relativi all'auto-approvvigionamento e' a carico delle
Amministrazioni competenti in materia (sistema informativo agricolo
nazionale, censimento regionale delle utenze idriche, banche dati sui
pozzi, etc.) e, ove possibile, dell'ISTAT.
Con riferimento ai punti di consegna (aziendale e/o a livello di
distretto irriguo) e ai relativi volumi utilizzati previsti al punto
b), in SIGRIAN sono rilevati i punti di consegna ai distretti irrigui
(definizione SIGRIAN) per l'irrigazione collettiva; sono, inoltre,
presenti dati sui volumi utilizzati per distretto irriguo, per alcuni
degli Enti irrigui. Attraverso il monitoraggio, dovranno essere
completati la rilevazione e l'aggiornamento dei dati sui volumi
utilizzati a livello distrettuale.
Per l'auto-approvvigionamento i volumi utilizzati coincidono con
i volumi prelevati, pertanto vale quanto previsto al punto
precedente.
Con riferimento ai nodi di restituzione al reticolo idrografico
previsti al punto c), in SIGRIAN sono presenti i punti di
restituzione al reticolo idrografico superficiale inerenti la rete
principale (primaria e secondaria), che permette il ritorno delle
acque ai corpi idrici. Con il monitoraggio si dovra' provvedere ad
integrare in SIGRIAN i dati relativi ai punti di restituzione al
reticolo idrografico ritenuti rilevanti ai fini della quantificazione
dei volumi, entrando a regime entro il periodo previsto dai tempi di
adeguamento. I volumi restituiti dovranno essere quantificati
attraverso i misuratori e, ove cio' non fosse tecnicamente possibile
e/o necessario, potranno essere stimati secondo una metodologia
condivisa e comune nelle aree di maggiore interesse, da individuare;
questi dati saranno riportati in SIGRIAN. Nella fase di transizione
e' possibile fare riferimento ad un valore indicativo medio di
restituzione del 20% del volume prelevato. Percentuali diverse
possono essere individuate dalle Amministrazioni competenti in
relazione alle specificita' territoriali.
Con riferimento ai rilasci alla circolazione idrica sotterranea
previsti al punto d), questi possono derivare sia per infiltrazione
dalla rete di canali non rivestiti, sia dalle acque distribuite al
campo. Tale fenomeno consente il ritorno delle acque ai corpi idrici
in tempi differiti durante l'anno e il conseguente possibile riuso
irriguo (stessa acqua utilizzata piu' volte). Con il monitoraggio si
dovra' provvedere ad integrare in SIGRIAN i dati relativi ai rilasci
alla circolazione idrica sotterranea ritenuti rilevanti ai fini della
quantificazione dei volumi, entrando a regime entro il periodo
previsto dai tempi di adeguamento. I volumi rilasciati dovranno
essere stimati, secondo una metodologia condivisa e comune nelle aree
di maggiore interesse, da definire. Tali dati dovranno essere
riportati in SIGRIAN. In analogia con le restituzioni al reticolo,
nella fase di transizione e' possibile fare riferimento ad un valore
indicativo medio del 20% del volume prelevato. Percentuali diverse
possono essere individuate dalle Amministrazioni competenti in
relazione alle specificita' territoriali.
L'aspetto delle restituzioni e' particolarmente complesso,
soprattutto per le reti di antica irrigazione del Nord Italia
(Allegato 1-A), e riveste un'importanza fondamentale per la
sussistenza stessa della pratica irrigua. Oltre alle restituzioni in
falda, vanno considerate le "colature" (ovvero acque provenienti dal
mancato utilizzo a valle della distribuzione, o della restituzione
delle stesse, dopo lo scorrimento, in canali da cui vengono prelevate
nuovamente dagli utilizzatori di valle), come parte integrante del
sistema irriguo, seppure la loro valutazione e localizzazione appare
estremamente complessa. La stima quantitativa dei volumi idrici
rilasciati nel sottosuolo e' funzione di fattori che assumono
caratteristiche molto variabili ed eterogenee nei diversi contesti
territoriali. A tale scopo, per alcune aree della pianura lombarda,
dove tale fenomeno assume grande rilevanza, sono stati effettuati
studi specifici (Allegato 1-B).
Ulteriore fonte di recupero delle acque infiltrate dalla
canalizzazione in terra deriva dall'utilizzazione da parte delle
colture dell'acqua delle falde ipodermiche, alimentate dalle
dispersioni della rete di canali in terra. In taluni casi la risalita
capillare da falda ipodermica risulta in grado di soddisfare quasi
completamente le esigenze idriche delle colture con pieno riutilizzo
dell'acqua persa per infiltrazione (Allegato 1-C).
Il calcolo delle restituzioni al reticolo idrografico e dei
rilasci alla circolazione idrica sotterranea assumono fondamentale
rilevanza nella definizione del bilancio ambientale in quanto, in
aggiunta alle pressioni esercitate sui corpi idrici, consente di
tenere conto degli apporti ad essi a valle dell'attivita' irrigua.
3.2. Criteri e strumenti per la quantificazione dei volumi.
Di seguito si riportano gli elementi minimi che le Regioni
dovranno regolamentare circa la quantificazione dei volumi idrici
prelevati/restituiti e dei volumi utilizzati a scopo irriguo. Tale
regolamentazione dovra' riferirsi sia all'irrigazione collettiva, sia
all'auto-approvvigionamento, prevedendo disposizioni specifiche per i
due casi.
3.2.1. Criteri per la quantificazione dei volumi idrici prelevati
e restituiti.
Il riferimento normativo di concessioni per i prelievi idrici di
acque pubbliche e' il T.U. 1775/1933, piu' volte novellato ed
integrato con indicazioni operative finalizzate alla misurazione ed
acquisizione di dati in merito ai quantitativi emunti (es. art. 98,
d.lgs. n. 152/2006 - risparmio idrico in agricoltura). (6)
Tra gli strumenti di indirizzo operativo si ricorda, in
particolare, il decreto del Ministero dell'ambiente del 28 luglio
2004, riportante Linee guida per la predisposizione del bilancio
idrico di bacino, comprensive dei criteri per il censimento delle
utilizzazioni in atto e per la definizione del minimo deflusso
vitale, previste all'art. 22, comma 4, del decreto legislativo 11
maggio 1999, n. 152. Si ribadisce che, la quantificazione dei volumi
e' prevista all'art. 95 del d.lgs. 152/06 che e' gia' stato recepito
da alcune Regioni con propri regolamenti. Tali regolamenti dovranno,
quindi, armonizzarsi con le disposizioni delle presenti linee guida.
In accordo con le presenti linee guida, i futuri regolamenti
regionali dovranno porre attenzione ai seguenti aspetti nella
regolamentazione delle modalita' di quantificazione dei volumi idrici
prelevati ad uso irriguo/restituiti:
obbligo di misurazione e registrazione dei prelievi e delle
restituzioni: con riferimento all'irrigazione collettiva, in accordo
con le Autorita' di distretto, le Regioni prevedono l'obbligo di
misurazione dei volumi almeno per i prelievi e le restituzioni di
portata uguale o superiore ad 1 modulo (100 l/s medi continui). Le
Regioni potranno prevedere, su richiesta delle Autorita' di
distretto, un valore diverso per tale soglia, o piu' valori
differenziati (ad esempio in funzione delle caratteristiche del corpo
idrico, quali lo stato qualitativo ecc.).
Per quanto riguarda l'obbligo di misurazione
dell'auto-approvvigionamento, le Regioni dovranno prevedere, in
aggiunta a quanto gia' previsto dalle disposizioni regionali, anche
in attuazione degli impegni previsti dalla eco-condizionalita'
(autorizzazione obbligatoria al prelievo), le modalita' di
registrazione e trasmissione dei dati alla banca dati SIGRIAN,
secondo le indicazioni contenute nelle presenti linee guida. Le
Regioni definiranno i casi di esclusione dall'obbligo di misurazione
dei volumi utilizzati, in presenza di incompatibilita' tecnica e/o
economica e laddove ambientalmente non rilevante;
per l'auto-approvvigionamento senza obbligo di misurazione,
ciascuna Regione trasmette al SIGRIAN le informazioni necessarie per
la stima dei fabbisogni irrigui. La metodologia unica e condivisa per
la stima dei fabbisogni irrigui sara' individuata con provvedimento
successivo;
frequenza delle misurazioni e della trasmissione dei dati al
SIGRIAN: le Regioni dispongono che gli Enti irrigui rientranti
nell'obbligo di misura dei volumi prelevati ad uso irriguo, ad
eccezione dei casi in cui e' prevista la misurazione in continuo
(definita di seguito), compatibilmente con i tempi di adeguamento,
devono:
nell'immediato, fornire il dato di volume prelevato almeno
due volte durante la stagione irrigua;
a regime, per le grandi derivazioni fornire il dato di volume
prelevato a livello mensile, durante la stagione irrigua, da
trasmettere entro il decimo giorno del mese successivo, per le
piccole derivazioni fornire il dato di volume prelevato due volte
durante la stagione irrigua;
in caso di concessioni ad uso plurimo, indicare i volumi
prelevati per altri usi, una volta all'anno, a fine anno;
tempi di adeguamento: per i prelievi/restituzioni esistenti
rientranti nell'obbligo di misura dei volumi ai sensi delle presenti
linee guida, le Regioni indicano i tempi massimi di adeguamento alle
disposizioni dei propri regolamenti in materia, eventualmente
differenziati in funzione delle condizioni agronomiche, climatiche e
di criticita' dei corpi idrici di riferimento, in ogni caso non
superiori ai 4 anni;
per i nuovi prelievi/restituzioni: le Regioni dispongono che il
disciplinare di concessione per i nuovi prelievi/restituzioni tenuti
alla misura dei volumi contenga, tra l'altro: la descrizione delle
caratteristiche dei dispositivi di misura, le modalita' e l'obbligo
della relativa installazione; le superfici irrigue minime che possono
escludere dall'obbligo di misurazione nonche' le modalita' di
registrazione e l'obbligo della trasmissione al SIGRIAN delle
informazioni raccolte, in accordo con le indicazioni delle presenti
linee guida;
strumenti di misurazione: le Regioni prevedono l'uso di idonei
strumenti di misura dei prelievi e delle restituzioni, adeguati alla
tipologia di misura da eseguire e allo specifico manufatto, potendo
fare riferimento anche alle tipologie di strumenti indicate al
paragrafo 3.2.3 delle presenti linee guida.
In ossequio al Principio 2 di cui alle premesse, le Regioni
stabiliscono, in accordo con le competenti Autorita' distrettuali, le
indicazioni che meglio si adattano ai rispettivi contesti
territoriali e strutture organizzative, purche' coerenti con i
criteri minimi stabiliti dalle linee guida stesse e finalizzati al
rispetto della direttiva quadro acque.
Sui corpi idrici soggetti a criticita' idriche ricorrenti, le
Regioni prevedono, anche a seguito di segnalazioni e richieste delle
competenti Autorita' distrettuali, sentiti gli enti competenti alla
gestione irrigua, idonee misurazioni in continuo o giornaliere per i
prelievi e le restituzioni maggiormente incidenti sul bilancio idrico
e la trasmissione al SIGRIAN dei dati rilevati.
3.2.2. Criteri per la quantificazione dei volumi idrici
utilizzati a scopo irriguo dagli utilizzatori finali.
In accordo con le presenti linee guida, le Regioni dovranno porre
attenzione ai seguenti aspetti:
utilizzatore finale: come indicato nelle "Definizioni", si
intende per utilizzatore finale la "testa del distretto irriguo", per
l'irrigazione collettiva e il "singolo utente", per l'
auto-approvvigionamento;
frequenza delle misurazioni e della trasmissione dei dati al
SIGRIAN: le Regioni prevedono che i soggetti rientranti nell'obbligo
di misurazione dei volumi utilizzati ad uso irriguo forniscano, una
sola volta alla fine della stagione irrigua, il dato di volume
utilizzato durante la stagione irrigua;
obbligo di misurazione e registrazione dei volumi utilizzati:
le Regioni stabiliscono l'obbligo di misurazione dei volumi
utilizzati, almeno nei seguenti casi:
alla testa del distretto irriguo, in caso di irrigazione
collettiva e/o all'utenza, in caso di irrigazione collettiva mediante
reti in pressione e in condizioni di deficit di disponibilita' idrica
(per aggregazione si ricava la misura del volume alla testa del
distretto).
Nell'ambito dei casi sopra elencati, e' possibile prevedere
l'esclusione dall'obbligo di misurazione dei volumi utilizzati in
presenza di sistemi di consiglio irriguo, se questi prevedono anche
la possibilita' di conferma da parte dell'utente del volume
effettivamente utilizzato.
L'esclusione dall'obbligo di misurazione dei volumi
utilizzati puo' essere prevista in tutti i casi nei quali sussista
documentata incompatibilita' tecnica, gestionale, economica o
ambientale tra l'installazione di misuratori e le specifiche realta'
territoriali.
Costituiscono possibili casi di esclusione per non
fattibilita' tecnica e/o economica:
le utenze servite da irrigazione collettiva mediante reti in
pressione, in assenza di deficit di disponibilita' idrica;
le utenze servite da irrigazione collettiva mediante reti a
pelo libero, per le quali la conversione in reti in pressione non e'
sostenibile dal punto di vista ambientale ed economico o in assenza
di deficit di disponibilita' idrica;
le utenze servite da irrigazione collettiva mediante canali
ad uso promiscuo (Allegato 1-D).
Le Regioni, in base alle diverse specificita', possono
individuare ulteriori casi di esclusione.
Per quanto riguarda l'obbligo di misurazione dei volumi in caso
di auto-approvvigionamento, le Regioni prevedono, in aggiunta a
quanto gia' previsto dalle disposizioni regionali, anche in
attuazione della eco-condizionalita', le superfici irrigue minime che
possono essere escluse dall'obbligo di misurazione, nonche' le
modalita' di registrazione e trasmissione dei dati alla banca dati
SIGRIAN, secondo le indicazioni contenute nelle presenti linee guida.
Tempi di adeguamento: per i punti di consegna esistenti le
Regioni indicano nei propri regolamenti i tempi massimi di
adeguamento al regolamento stesso, anche subordinandoli alla
disponibilita' di finanziamenti pubblici a copertura degli oneri di
acquisto, installazione e manutenzione dei misuratori, e
differenziati in funzione:
in caso di irrigazione collettiva, delle dimensioni
comprensoriali o delle capacita' gestionali dell'ente irriguo o di
altre sue caratteristiche che possono influire sulla capacita' di
installare tutti i misuratori necessari;
in caso di auto-approvvigionamento, del volume
prelevato/utilizzato o della dimensione della superficie irrigata
aziendale o di altre caratteristiche che tengano conto della
pressione esercitata dalla singola azienda sul corpo idrico da cui si
attinge o dell'investimento necessario in rapporto alle dimensioni
aziendali;
delle condizioni di criticita' dei corpi idrici a cui lo
schema irriguo o il singolo utilizzo sottende.
Prescrizioni per i nuovi punti di consegna: le Regioni possono
disporre che il disciplinare di concessione contenga, tra l'altro, la
descrizione delle caratteristiche dei dispositivi di misura delle
portate e dei volumi (distribuiti al punto di consegna in caso di
gestione collettiva o direttamente prelevati in forma autonoma), le
relative modalita' e l'obbligo della relativa installazione; le
superfici irrigue minime che possono escludere dall'obbligo di
misurazione nonche' le modalita' di registrazione e l'obbligo della
trasmissione al SIGRIAN delle informazioni raccolte, in accordo con
le indicazioni contenute nelle presenti linee guida.
Strumenti e modalita' di misurazione: le Regioni dovranno
prescrivere l'uso di idonei strumenti di misura dei volumi
utilizzati, adeguati alla tipologia di misura da eseguire e allo
specifico manufatto, potendo fare riferimento anche alle tipologie di
strumenti indicate al paragrafo 3.2.3 delle presenti linee guida.
In ossequio al Principio 2 di cui alle premesse, le Regioni
stabiliscono, in accordo con le competenti Autorita' distrettuali, le
indicazioni che meglio si adattano ai rispettivi contesti
territoriali e strutture organizzative, purche' coerenti con i
criteri minimi stabiliti dalle linee guida stesse e finalizzati al
rispetto della direttiva quadro acque.
Le Regioni prevedono la possibilita' di misurazioni in continuo e
in tempo reale ai principali nodi della rete di distribuzione in
funzione dell'entita' del prelievo (a livello consortile) e dello
stato di criticita' del corpo idrico, a seguito di eventuali
segnalazioni e richieste dell'Autorita' di distretto, sentiti gli
enti competenti per la gestione irrigua, ai fini della pianificazione
di distretto idrografico o della gestione delle crisi idriche.
3.2.3. Strumenti di misurazione per la quantificazione dei
volumi.
Nel prescrivere l'uso di idonei strumenti di misura dei volumi
irrigui, le Regioni possono fare riferimento alle tipologie di
strumenti indicate nella seguente tabella.
Tabella 1 - Tipologie di misuratori
=====================================================================
| | Tipologia di |
| Tipologie di manufatto | strumentazione |
+========================================+==========================+
| | Stramazzo o risalto con |
| Presa da acque |associata sonda di livello|
|superficiali/distribuzione mediante |- previa taratura con |
|canale |misure di portata - altro |
+----------------------------------------+--------------------------+
| | Venturimetro, sensore |
| |magnetico (installato |
| Presa da acque |opportunamente lontano da |
|superficiali/distribuzione mediante |pompe e curve), sensore |
|condotte in pressione |ultrasuoni - altro |
+----------------------------------------+--------------------------+
| Presa da acque | |
|superficiali/distribuzione mediante | |
|condotte a pelo libero | Sensore sonico - altro |
+----------------------------------------+--------------------------+
| | Contatore totalizzatore |
| |woltman e tangenziale, |
| |analogico o digitale, |
| |elettromagnetico, a flusso|
| Presa da pozzo |libero - altro |
+----------------------------------------+--------------------------+
| | Venturimetro / |
| |elettromagnetico / |
| |ultrasuoni / contatore su |
| |tubazioni di derivazione -|
| |stramazzo con sonda - |
| |previa taratura con misure|
| Presa da sorgente |di portata |
+----------------------------------------+--------------------------+
In funzione della loro collocazione e delle finalita', i
misuratori possono essere classificati secondo diversi livelli d'uso:
I livello (misuratori strategici di distretto o di
sub-distretto): per la misura di prelievi e restituzioni in corpi
idrici che hanno effetti sul bilancio idrico a scala di distretto o
sub-distretto; tale misura e' finalizzata al controllo
dell'equilibrio del bilancio idrico nel corso della gestione delle
crisi idriche a livello di distretto o di sub-distretto.
II livello (misuratori di bacino): per la misura di prelievi e
delle restituzioni a corpi idrici che hanno effetti a scala di
bacino; tale misura e' finalizzata al bilancio idrico di bacino (o di
bacino d'utenza in caso di trasferimenti da un bacino ad un altro) e
alla gestione delle crisi idriche da locali fino al distretto o
sub-distretto.
III livello (misuratori di rete): posto in nodi significativi
della rete di adduzione e distribuzione compresi, ove possibile, i
punti di restituzione; tali misurazioni sono finalizzate alla
redazione del bilancio idrico di comprensorio irriguo, alla
valutazione dei servizi ecosistemici forniti, all'efficientamento
della rete, alla gestione delle crisi idriche a livello di
comprensorio irriguo.
IV livello (misuratori all'utilizzatore finale): per la misura
degli utilizzi alla testa del distretto o (consortile) o alla singola
utenza (anche in autoapprovvigionamento); tali misurazioni sono
finalizzate all'efficientamento della gestione aziendale della
risorsa.
Tale classificazione puo' essere di riferimento per la
definizione di priorita' di finanziamento a valere su fondi pubblici.
3.3. Criteri e modalita' per il monitoraggio (acquisizione e
trasmissione dei dati).
Si riportano di seguito i criteri secondo cui i futuri
regolamenti regionali devono regolamentare la trasmissione e
l'aggiornamento periodico dei dati sui volumi ad uso irriguo alla
banca dati SIGRIAN, al fine di monitorare nel tempo l'impiego
dell'acqua a scopo irriguo.
Per tutto quanto non specificato al presente paragrafo si rimanda
al manuale SIGRIAN. (7)
Per il monitoraggio e' necessario distinguere due diverse
situazioni:
1. sistema irriguo esistente ed in esercizio;
2. sistema irriguo di nuova realizzazione (nuovi interventi,
ammodernamenti, efficientamenti, riconversioni).
Per tutti gli interventi infrastrutturali di nuova realizzazione,
di qualunque tipologia, finanziati da fondi europei, nazionali o
regionali, le amministrazioni responsabili del finanziamento
prevedono, nei relativi provvedimenti di concessione dei fondi,
l'obbligo di trasmissione dei dati in formato SIGRIAN (vedi manuale
SIGRIAN - parte II B), come gia' previsto per il Piano irriguo
nazionale.
Tale obbligo deve essere previsto anche in tutti i casi di nuova
richiesta di concessione di derivazione.
L'obbligo di trasmissione dei dati deve essere previsto in capo
ai soggetti preposti alla raccolta del dato, cosi' come specificato
nelle presenti linee guida, che ricevono il finanziamento pubblico.
E' considerato dato finale della banca dati SIGRIAN disponibile
per tutte le amministrazioni e/o enti competenti quello che avra'
superato il processo di validazione tecnica ad opera della Regione di
riferimento.
Rispetto alle due situazioni indicate, valgono i seguenti
aspetti, in parte gia' evidenziati:
Tipologie di dati da trasmettere al SIGRIAN riguardo ai singoli
distretti irrigui (definizione SIGRIAN): infrastrutture irrigue,
fonti di approvvigionamento e relativi volumi prelevati, misura dei
volumi utilizzati (alla testa del distretto irriguo o all'utenza) o
stima dei volumi utilizzati (con metodologia condivisa), stima dei
volumi che ritornano in circolo (rete canali in terra), volumi
restituiti al reticolo idrografico (ove possibile), informazioni su
concessioni ecc., colture praticate (ove possibile), sistemi di
irrigazione, esercizio irriguo, contribuenza e altri dati gestionali,
presenza o meno di misuratori.
E' necessario segnalare che in caso di quantificazione dei
volumi d'acqua impiegati nelle risaie irrigate a sommersione oppure
nelle altre coltivazioni irrigate a scorrimento da rete a pelo
libero, vanno valutati i volumi che ritornano in circolo. Anche
laddove si effettua l'irrigazione non strutturata-bisognera' dedicare
particolare attenzione, in quanto, soprattutto in quest'ultimo caso,
le aziende agricole attingono acqua dalla rete consortile solo in
caso di necessita', in relazione all'andamento stagionale.
Tempi di rilevazione e trasmissione dei dati al SIGRIAN:
per i volumi prelevati ad uso irriguo, ad opera degli Enti
irrigui:
nell'immediato, fornire il dato di volume prelevato almeno
due volte durante la stagione irrigua;
a regime, fornire il dato di volume prelevato a livello
mensile, durante la stagione irrigua, da trasmettere entro il decimo
giorno del mese successivo;
in caso di concessioni ad uso plurimo, indicare i volumi
prelevati per altri usi, una volta all'anno, a fine anno;
per i volumi utilizzati a scopo irriguo:
utilizzatore finale = testa del distretto (consortile) o
utente finale (auto approvvigionamento);
fornire il dato di volume utilizzato una sola volta, a fine
stagione irrigua;
dati colturali, fabbisogni e altri dati collegati vanno
rilevati, ove possibile, e inviati stagionalmente (colture
primaverili-estive e colture autunno vernine).
Modalita' di trasmissione dei dati al SIGRIAN:
in caso di irrigazione collettiva, l'Ente irriguo, salvo casi
specifici in cui interviene la Regione, rileva il dato e lo inserisce
nel sistema e la Regione lo valida;
in caso di auto-approvvigionamento, le Regioni provvedono a
validare e inserire i dati sopra riportati.
Al fine di informare le utenze irrigue sulle modalita' di
raccolta e trasmissione dei dati sui volumi irrigui, le Regioni
prevedono attivita' di informazione, anche nell'ambito dei servizi di
consulenza aziendale.
Trasmissione dei dati per la gestione delle crisi idriche: per
i misuratori strategici di bacino (I livello di cui al paragrafo
precedente), Autorita' di bacino e Regioni interessate individuano le
specifiche modalita' di trasmissione dei dati che gli Enti irrigui
dovranno fornire per la gestione delle crisi idriche, garantendo la
trasmissione finale del dato al SIGRIAN.
Le Autorita' di distretto, le Regioni e gli Enti irrigui gia'
presenti in SIGRIAN provvedono all'inserimento e validazione dei dati
tramite l'applicativo web al seguente URL:
sigrian.entecra.it/sigrianmap/sigria/SigriaStart.php?
Le Regioni e gli Enti irrigui, che non ne sono in possesso,
richiedono al CREA le credenziali di accesso al sistema.
4. Finanziamento degli strumenti di misurazione per la
quantificazione dei volumi.
Al fine di coprire gli oneri di acquisto, installazione e
manutenzione dei misuratori, i soggetti preposti alla loro
installazione possono ricorrere a diverse fonti di finanziamento
pubblico. In particolare:
Programmazione sviluppo rurale 2014-2020:
in caso di investimenti, sia per la realizzazione di nuove
infrastrutture irrigue, sia per l'ammodernamento, l'efficientamento,
o la riconversione di infrastrutture irrigue esistenti, finanziati
nell'ambito della programmazione per lo sviluppo rurale 2014-2020 a
livello regionale o nazionale; l'art. 46 del regolamento per lo
sviluppo rurale 1305/2013 prevede l'obbligo di installazione dei
misuratori come parte dell'investimento per cui si richiede il
finanziamento. In tal caso, dunque, i misuratori sono finanziati
nell'ambito dell'intervento stesso.
per gli schemi esistenti e in esercizio, che non necessitano
di interventi sulla rete irrigua, i misuratori possono essere
finanziati laddove previsto nell'ambito delle misure dei Psr
regionali. Il Programma nazionale per lo sviluppo rurale (Psrn)
prevede esplicitamente tra le azioni sovvenzionabili gli
"Investimenti in sistemi di telecontrollo e per la misurazione di
volumi alla fonte"; a tale misura possono accedere gli Enti irrigui
(come meglio definiti dal Programma) per interventi su schemi irrigui
a carattere interaziendale e consortile.
Altre fonti di finanziamento nazionale o regionale.
5. Recepimento a livello regionale e delle province autonome.
In considerazione delle implicazioni e connessioni con la
Politica agricola comune e con il territorio, il recepimento delle
presenti linee guida dovra' avvenire entro il 31 dicembre 2016,
attraverso la stesura e approvazione di un regolamento comune tra le
strutture competenti in materia di: ambiente e territorio,
agricoltura e sviluppo rurale, cosi' come organizzate funzionalmente
nelle diverse Regioni e Province autonome, previo parere favorevole
delle competenti Autorita' distrettuali.
La stesura del regolamento prevede, inoltre, un coordinamento
tecnico preventivo e la relativa acquisizione di pareri tecnici da
parte degli Enti irrigui competenti per la gestione delle risorse
idriche a fini irrigui e della relativa rappresentanza nazionale
(ANBI), in virtu' della partecipazione e competenza per tutte le
attivita' oggetto delle presenti linee guida.
Con l'obiettivo di operare una verifica costante dell'andamento
dei lavori e del monitoraggio dei volumi e' istituito un Tavolo
permanente presso il MiPAAF, coordinato dal Capo del Dipartimento
delle politiche europee e internazionali e dello sviluppo rurale o
suo delegato, cui partecipano le Regioni (attraverso le proprie
strutture con competenza per la programmazione e gestione delle
risorse idriche per l'agricoltura), le Autorita' di gestione dei
distretti idrografici, il MATTM, il CREA, l'ISTAT, l'ANBI e le
Associazioni di categoria agricola.
Allegato 1 - Approfondimenti tematici.
A - Restituzioni al reticolo idrico e alla falda superficiale e
uso plurimo dell'acqua nel bacino in sinistra del Po.
Il bacino in sinistra del Po e' caratterizzato da un sistema
originariamente naturale a cui, a partire dal XIII secolo, si e'
progressivamente affiancato un complicatissimo tessuto artificiale
che integra e spesso sostituisce il tessuto naturale stesso.
Alimentato da apprezzabili precipitazioni, che in montagna possono
arrivare a 2000 mm/anno, l'apparato di tipo naturale-artificiale e'
caratterizzato da straordinaria capacita' di accumulo-trattenimento
dell'acqua, tra un utilizzo e il successivo, che da' luogo ad un
meccanismo virtuoso di uso plurimo dell'acqua con conseguenti
benefici propri ed indiretti tanto di natura produttiva che
ambientale. Durante il tragitto idrico da monte a valle, infatti, si
riscontrano diverse possibilita' di accumulo con trattenimento
temporaneo quali: il bacino di raccolta naturale delle Alpi (nevai e
ghiacciai producono accumulo e trattenimento con lento rilascio
dell'acqua), i bacini artificiali montani idroelettrici e i laghi
prealpini naturali regolati (invasano ciclicamente acqua per
l'irrigazione e l'uso idroelettrico, con trattenimento per uso
irriguo di circa 30-60 giorni). A valle di tali invasi, in parte
naturali, in parte artificiali, importante funzione di accumulo e'
costituito dal territorio rurale e dal ricorso ai sistemi irrigui per
sommersione e scorrimento. Tali sistemi irrigui, pur caratterizzati
da un impiego d'acqua decisamente superiore ad altre pratiche
irrigue, di fatto alimentano diffusamente il territorio con benefici
integrati di natura ambientale ed ecologica. L'acqua destinata
all'irrigazione, infatti, prima e dopo l'utilizzo canonico, con i
passaggi, i conferimenti e le "perdite" di filtrazione, a volte
volontarie, risulta determinante per il mantenimento della
naturalita' territoriale. La destinazione finale e' sempre costituita
dai corsi d'acqua naturale, sia direttamente che attraverso la falda.
Ai corsi d'acqua, oltre al DMV, vengono conferite restituzioni
puntuali e diffuse di apprezzabile entita'. Per l'Adda nel tratto
Merlino-Lodi, il contributo idrico delle riviere e' stato stimato in
1,20 m³/sec per Km di sviluppo del corso d'acqua, valori che sono
stati confermati anche in altre circostanze da diversi qualificati
autori (Giura, Gandolfi). In ogni caso le modalita' distributive,
determinano un breve trattenimento della risorsa idrica che, a meno
dell'ETP colturale, viene restituita integralmente con una "benefica
dilazione". Il meccanismo, che appare evidente con la pratica della
sommersione applicata per le risaie, risulta altrettanto efficace con
i sistemi a scorrimento.
Attraverso la falda superficiale di pianura, infine, l'efficacia
di tale meccanismo si estende dall'area pedemontana fino al fiume Po.
La falda, ultimo e piu' grande serbatoio permanente del sistema
descritto, alimentata dai meccanismi suddetti che ne influenzano
sensibilmente la piezometria, accumula risorsa e la restituisce:
a) immediatamente, per via naturale con gli affioramenti di
risorgive dell'alta media pianura che vengono utilizzati, restituiti
e di nuovo riutilizzati a valle;
b) a breve termine, lungo il profilo depressionario che
anticamente delineava le valli fluviali ora contenute negli argini,
alimentando zone umide, lanche e aree di grande valore ambientale, il
cui stato idraulico non dipende piu' dai fiumi ma da detta
filtrazione-affioramento;
c) a breve termine, tramite il prelievo dei pozzi irrigui che,
in ogni caso, restituiscono per infiltrazione e/o nel reticolo di
scolo le acque che eccedono le necessita' colturali, conferendole ai
corsi d'acqua naturali;
d) a medio termine, con la filtrazione diffusa lungo le riviere
fluviali; tale meccanismo si coniuga con i rilasci superficiali dando
luogo a deflussi fluviali considerevoli.
In definitiva il complesso processo di accumulo
naturale-artificiale coniugato all'utilizzo produttivo (irriguo,
industriale e idroelettrico) oltreche' non produttivo
(ambientale-ecologico), qui brevemente descritto, e' configurabile
come un prelievo temporaneo, con trattenimenti di breve-medio termine
(30-60 giorni) e rilascio integrale al reticolo naturale principale
(a meno del consumo di ETP colturale). Tutto cio', pur nelle diverse
peculiarita' territoriali, si manifesta da ovest fino a tutto il
bacino sotteso del Garda (sinistra Mincio) con grandissimi benefici
diretti ed indiretti, quindi, anche oltre i territori sottesi.
Lo scenario descritto si evidenzia, nel suo complesso, in un uso
plurimo e diversificato della risorsa, con una restituzione
pressoche' integrale della stessa al sistema naturale, utile, quindi,
per usi successivi. Prima ancora di esser prelevata dalle grandi
derivazioni irrigue di pianura, l'acqua e' gia' piu' volte utilizzata
a scopi produttivi (irrigui ed idroelettrici principalmente) e non
produttivi (navigazione, turismo, pesca, ecc). Nelle zone di pianura,
inoltre, a partire dagli anni 80 del secolo scorso, lungo gli antichi
canali di irrigazione che prelevano dal reticolo naturale (Dora,
Sesia, Ticino, Adda, Oglio, Chiese, Mincio) che a nord si origina
dalle Alpi e/o laghi e si dirige a sud immettendosi nel Po, si e'
sviluppato un efficace quanto poco noto uso plurimo e diversificato:
la stessa acqua viene utilizzata piu' volte e per scopi diversi.
Ai tradizionali usi irrigui, che di per se gia' utilizzano la
stessa acqua fino a tre volte, (pagando tre volte il canone), si sono
progressivamente associati altri usi dipendenti dalla stessa rete e
risorsa. Sempre, o quasi, agli usi produttivi si coniugano, altresi',
quelli non produttivi od indiretti che sono riconducibili alla
alimentazione delle zone umide di particolare interesse ambientale
(SIC, parchi fluviali, ecc.) al mantenimento di un deflusso minimo
per usi civili (scarichi di depuratori), al drenaggio territoriale ed
urbano ovvero alla semplice pesca sportiva e/o all'utilizzo delle
strutture a scopi ricreativi (greenwas-blueway).
Parte di provvedimento in formato grafico
B - Metodologia per la stima delle restituzioni alla falda
superficiale.
La quantificazione dei volumi idrici che filtrano nel sottosuolo
dalla rete di canali non rivestiti, a volte di proposito per favorire
tale fenomeno per finalita' produttive-ambientali (vedi box 1),
spesso risulta indeterminata ed altresi' difficilmente determinabile.
Esistono alcuni procedimenti numerici che calcolano le perdite di
trasporto in relazione al tirante, al contorno bagnato, alla
lunghezza del percorso, alla prevalenza dell'alveo sul livello
piezometrico e alla natura dell'alveo stesso; sono procedimenti
simili a quelli per il dimensionamento dei dreni e dei pozzi
perdenti, tuttavia, se per questi ultimi, il materiale che consente
la filtrazione e' un dato di progetto, per gli alvei permeabili del
reticolo irriguo risulta difficile stabilire la natura del materiale
di cui si compongono.
Su casi evidenti sono state fatte alcune indagini con misure di
portata in serie successiva, registrando perdite anche del 60% sul
prelevato. La circostanza non deve stupire in quanto, le reti
permeabili prima di giungere alla destinazione d'uso (campo) si
sviluppano anche per decine di Km. Tutto cio', oltre alla
promiscuita' funzionale di gran parte del reticolo citato, rende
difficoltoso determinare una misura della portata anche approssimata.
In un'ampia area della pianura lombarda compresi tra i fiumi
Adda, Oglio e Po, inoltre, e' stata sperimentata una procedura di
stima dei prelievi da pozzi e delle restituzioni a fontanili e corsi
d'acqua utilizzando un modello di simulazione integrato del sistema
irriguo, del sistema suolo-coltura e delle acque sotterranee.
C - Acqua delle falde ipodermiche.
Il Consorzio CER ha condotto diverse misurazioni delle perdite
per infiltrazione di acqua irrigua da parte della canalizzazione di
trasporto non rivestita. La sintesi delle valutazioni ha portato a
misurare in circa il 40% le perdite di trasporto nei terreni
medio-argillosi, con punte sino al 70% nei pochi canali in terra
emiliani attraversanti terreni molto sciolti, con una media ponderale
delle perdite per infiltrazione che e' stata valutata nel 50%.
Le misurazioni di campo hanno portato a rilevare che l'acqua
infiltrata determina un innalzamento di circa un metro del livello
della falda ipodermica (falda sospesa che puo' interessare i primi 3
metri di profondita' di suolo ed in grado di interessare il
rifornimento idrico delle colture), la cui presenza e' stata valutata
nel 34% delle aree di pianura.
Ulteriori analisi hanno portato a determinare che, per effetto
dell'innalzamento della falda ipodermica e della conseguente risalita
capillare verso gli apparati radicali delle colture, il fabbisogno
irriguo si e' ridotto in misura molto considerevole, con un recupero
dell'acqua persa per infiltrazione dai canali da parte delle colture
di circa il 50% nei terreni sciolti e del 90% in quelli argillosi.
D - Le caratteristiche del reticolo irriguo del bacino del Po.
Una preponderante parte del reticolo irriguo del bacino del Po,
tanto in destra che in sinistra al fiume, risulta di natura
promiscua, ovvero, funzionale tanto alla distribuzione quanto al
drenaggio. E' una caratteristica originaria, consolidata dall'uso in
"senso opposto" dei canali di drenaggio ed amplificata con
l'espansione urbana dell'ultimo cinquantennio. Frequentemente
infatti, estese zone urbane di recente realizzazione, immettono nel
reticolo irriguo i reflui tanto pluviali che fognari depurati. La
funzionalita' di questi corsi d'acqua e' quindi piu' correttamente
definibile di tipo irriguo-idraulica. Questa caratteristica,
associata al fenomeno dei rilasci nel sottosuolo (vedi precedenti
punti A e B) comporta una evidente difficolta' nella misura
dell'acqua per destinazione.
----------- Note:
(1) Accordo di partenariato - Condizionalita' ex ante tematiche non
soddisfatte o parzialmente soddisfatte (tavola 14)
(2) http://sigrian.entecra.it/sigrianmap/sigria/SigriaStart.php?
(3) http://www.bradanometaponto.it/Vocabolario.html#d
(4) Decreto delMinistero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio
28 luglio 2004. Linee guida per la predisposizione del bilancio
idrico di bacino, comprensive dei criteri per il censimento delle
utilizzazioni in atto e per la definizione del minimo deflusso
vitale, di cui all'articolo 22, comma 4, del decreto legislativo
11 maggio 1999, n. 152.
(5) Ibidem
(6) La domanda di concessione di derivazione deve essere corredata
dalla documentazione tecnica prevista dalla normativa vigente che
attesta le caratteristiche del corpo idrico interessato, del
prelievo (ubicazione, caratteristiche dell'opera di presa), il
piano di utilizzo (nel quale generalmente e' riportata anche la
superficie irrigua). Le autorita' concedenti (province/regioni),
previo parere vincolante delle Autorita' distrettuali assentono
al prelievo con un disciplinare d'uso che riporta i quantitativi
concessi.
(7) http: //sigrian.entecra.it/sigrianmap/sigria/SigriaStart.php?