Ambiente e industria: un “booster” per l’economia italiana?

Nella nota di Assoreca la necessità di integrare il modello di "Industria 4.0" con le politiche di "green" e "circular economy"

Come emerso anche dalla recente intervista con il presidente Franco Andretta, Assoreca  (associazione, senza scopo di lucro, tra le società di consulenza e di servizi per l'ambiente, l'energia, la sicurezza e la responsabilità sociale) in data 16 febbraio ha emanato una nota, indirizzata alle istituzioni e agli stakeholder, per ribadire la necessità di integrare il modello di "Industria 4.0" con le politiche di "green" e "circular economy". Scopo ultimo innescare un meccanismo virtuoso a rilancio definitivo dell'economia nazionale (e con contestuali benefici per l'ambiente).

Di seguito il testo integrale della nota di Assoreca.

 

Industry 4.0 integrata con la green/circular economy: booster per l’economia italiana

E’ noto e accertato che il driver indispensabile per la sopravvivenza e la crescita delle imprese nel mercato globale, che si modifica a velocità crescente, è l’innovazione, indispensabile per tenere il passo con le modifiche del mercato stesso.

Altrettanto noto ed accertato è il fatto che le imprese che meglio hanno superato la grave crisi scoppiata nel 2008 sono quelle che hanno introdotto al loro interno teoria e prassi organizzative della green economy, a partire dai sistemi di gestione - qualità, ambiente, sicurezza sul lavoro, responsabilità sociale - nel senso più concreto ed efficace e cioè partendo dal convincimento e dall’impegno prioritario del top management (“top-down”) .

Diverse ricerche della fondazione Symbola con Unioncamere, relative agli anni della crisi, e della fondazione per lo sviluppo sostenibile, presentate agli stati generali della green economy, hanno chiaramente evidenziato quanto sopra.

Noi stessi, assoreca, insieme al green economy network di Assolombarda, abbiamo realizzato due importanti convegni, tenuti in e con Assolombarda (“La sostenibilità nell’industria manifatturiera“ , novembre 2014, e “La sostenibilità nelle imprese di servizi”, novembre 2016) cui numerose e importanti aziende italiane e multinazionali hanno portato la loro testimonianza sull’effetto, più che positivo, dell’introduzione della green economy al loro interno.

La motivazione di fondo di tali risultati risiede nel fatto che per allineare, concretamente, l’organizzazione aziendale alle norme volontarie citate occorre progettare ed attuare una grande, completa riorganizzazione della struttura aziendale e fare gli investimenti necessari per l’adeguamento impiantistico dell’impresa alle norme ambientali e della sicurezza sul lavoro: occorre cioe’ innovare e adeguare continuamente l’impresa ai cambiamenti richiesti ed “imposti” dall’esterno.

Lo scorso 24 gennaio il presidente Boccia ha lanciato il manifesto: “ la responsabilità sociale per l’industria 4.0 – manifesto di confindustria per le imprese che cambiano, per un paese più sostenibile”, realizzato dal gruppo tecnico rsi, presieduto e coordinato dalla dott.ssa Rossana Revello, nel quale sono ben evidenziate le caratteristiche ineludibili che tutte le imprese, grandi e pmi, devono avere - metabolizzate al proprio interno – per raggiungere e mantenere gli obiettivi di stabilità e di crescita indispensabili alla loro vita e, in ultima analisi, alla crescita del ns. stesso paese.

E ieri, 15 febbraio, qui a Verona, il “biennale” del centro studi di confindustria, dal titolo “le sostenibili carte dell’Italia”, ha confermato vigorosamente l’importanza della “sostenibilita”, come affermato nell’ultimo paragrafo della presentazione del convegno: “occorre una strategia complessiva dell’intero paese, che è chiamato ad affrontare, con spirito inprenditoriale finalmente consapevole, la riconciliazione della crescita economica, dell’equilibrio ambientale e dell’equità. Insomma, della sostenibilità a tutto tondo”, con le numerose testimonianze dei vari importanti interventi.

L’introduzione a fine 2016 del piano nazionale 4.0 si e’ chiaramente dimostrata (parallelamente a quanto avvenuto con l’introduzione della “green economy”, ora “circular” - anche le denominazioni devono innovarsi nel mondo che cambia velocemente ...) un ulteriore importante driver di crescita delle imprese, manifatturiere, che lo hanno adottato, avvalendosi dei notevoli incentivi (super e iper ammortamenti) per la digitalizzazione di macchine ed impianti, e quindi dell’intera azienda, con l’indispensabile supporto di servizi avanzati, “innovativi e tecnologici”: anche in questo caso l’effetto complessivo e’ consistito nella rilevante innovazione delle imprese che se ne sono avvalse e, conseguentemente, del loro rafforzamento e crescita.

Fino ad ora, a chi ci ha chiesto, e ci chiede, come Assoreca, perchè dovrebbe essere adottata la “green - o circular – economy” abbiamo risposto e rispondiamo con un semplice sillogismo:

1) le imprese che vogliono resistere, e crescere, nel mercato globale è dimostrato che devono innovarsi, continuamente.

2) il principale driver di innovazione è, già da anni, la green economy, ed anzi la “sostenibilità a tutto tondo”, come affermato nel citato convegno di ieri.

3) ne consegue che l’adozione della sostenibilità è condizione necessaria ed indispensabile per la “resilienza” e la crescita.

visti gli effetti del 4.0 e le modalità grazie alle quali sta riscuotendo un crescente successo (i notevoli incentivi connessi e l’innovazione conseguente), siamo ora convinti che l’integrazione” dei due driver detti, industry 4.0 e green/circular economy possa costituire un vero e proprio booster per l’economia italiana, quale forte stimolo e sostegno all’intero comparto industriale, manifatturiero e di servizi avanzati e quindi dell’intero paese.

Come?

Una prima ipotesi potrebbe essere quella di estendere gli incentivi 4.0, che si sono dimostrati così efficaci, all’adozione della green/circular economy, da parte di ogni tipo di imprese -manifatturiere e di servizi - e particolarmente pmi, che sono rimaste indietro rispetto alle grandi, com’era abbastanza logico attendersi.

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