Dalla seconda Guerra mondiale fino al bando dell’amianto nel 1992, l’Italia ha prodotto e utilizzato quantità elevate di amianto. Numerose sono le patologie correlate all’esposizione alle fibre di questo agente cancerogeno e molteplici sono le azioni necessarie e opportune per la gestione in sicurezza dei siti contaminati. L’amianto, infatti, rimane a oggi cospicuamente distribuito in molte strutture di servizi primari come evidenzia la conferenza dell’Osservatorio nazionale amianto di Livorno del marzo 2015 “Amianto nelle scuole, nelle caserme, negli ospedali e negli altri luoghi di vita e di lavoro: emergenza sanitaria e tutela legale”.
In questo quadro ancora in divenire e in attesa che il "Piano nazionale amianto" riesca a trovare politicamente le coperture economiche e uno stimolo finalmente risolutore delle criticità aperte dagli anni ’80, rimane a carico degli amministratori locali l’obbligo di provvedere non tanto e non solo alle bonifiche quanto a piani di controllo e di manutenzione dei siti contaminati. Come sempre, attori chiave della salute e della sicurezza occupazionale sono il datore di lavoro, il responsabile del Servizio di prevenzione e protezione dai rischi e il medico competente - questi ultimi due in possesso di adeguati livelli di specializzazione e conoscenza di igiene industriale - che per primi hanno il compito di identificare, valutare e realizzare concrete misure di sicurezza a garanzia e tutela della salute delle persone e dell’ambiente.