Prevenzione di prossimità: cos’è, come funziona

Un servizio che consente di rafforzare maggiormente le comunità lavorative come presidio della salute. Tutto questo, accelerato dalla pandemia, è in linea con quanto già afferma il D.Lgs. n. 81/2008. Ne guadagnano le lavoratrici e i lavoratori, ma i vantaggi sono anche di tipo economico

(Prevenzione di prossimità)

Che cos'è

La Missione 6 del Pnrr, approvato dall’Italia nel 2021 per rilanciare il Paese dopo la crisi pandemica, afferma l’intento di rafforzare i servizi sanitari cosiddetti “di prossimità”. Se il meccanismo di evoluzione verso un assetto di sanità di questo tipo è già in essere nel territorio europeo da circa trent’anni, la pandemia ne ha prodotto una accelerazione, in ragione della necessità di dover fare fronte ai bisogni di salute dei cittadini in contesti profondamente mutati rispetto al passato.

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Parlare di prevenzione di prossimità significa, quindi, promuovere un approccio proattivo nei confronti del paziente e del contesto di vita e di lavoro, a fini di prevenzione e promozione della salute. Più precisamente, il modello di “salute di prossimità” enfatizza la centralità dell’individuo nel processo di presa in carico assistenziale che, a partire dal setting domiciliare, si articola in livelli progressivi per contesti di cura e gradi di intensità della cura stessa. In altri termini, i luoghi di cura e di salute vengono mappati in funzione del ruolo centrale del soggetto e delle reti di prossimità a esso associate. Ne consegue che anche gli interventi di prevenzione e promozione della salute effettuati nei contesti lavorativi ben realizzino il concetto di prossimità.

I ruoli

Il medico competente è tenuto a occuparsi della tematica della promozione della salute, come precisato dall’art. 25 del D.Lgs. n. 81/2008. Il legislatore ha infatti previsto che tra gli obblighi del medico competente figuri la collaborazione all’attuazione e alla valorizzazione di programmi di promozione della salute, secondo i principi della responsabilità sociale.

Se questo obbligo risulta chiaramente esplicitato dal legislatore, non è altrettanto espressamente chiarito come le iniziative di promozione della salute debbano essere concretamente strutturate. A questo riguardo è utile proporre un modello di sistema di gestione di promozione della salute, che sottende la definizione di procedure, programmi e obiettivi comunicati efficacemente agli attori della prevenzione, nonché il perfezionamento di un sistema che consenta l’audit delle prestazioni.

Le attività di prevenzione “di prossimità” ben si configurano quali parti integranti del sistema di gestione di promozione della salute. Attualmente l’opportunità di implementare queste proposte in favore dei lavoratori risulta ampiamente giustificata dai significativi ritardi nella erogazione degli screening oncologici comportati dalla pandemia; come supportato dai dati recentemente pubblicati in letteratura (1), ci si aspetta che ciò correli con un incremento di diagnosi di forme tumorali avanzate (caratterizzate da prognosi meno favorevole rispetto alle forme iniziali) e da un aumento di morti causate dal cancro anche in soggetti in età lavorativa.

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La crisi pandemica, peraltro, ha imposto riflessioni circa la necessità dell’analisi delle differenze di genere al fine di comprendere gli effetti delle patologie, su cui in futuro occorrerà porre attenzione e immaginare, ove opportuno, percorsi differenziati di prevenzione, diagnosi e cura e riabilitazione. L’implementazione di strutture assistenziali di prossimità intende consentire un approccio sensibile alla tematica di genere nella definizione dei percorsi di presa in carico del paziente.

Come fare

Gli interventi sanitari “di prossimità” prevedono di “portare le cure (intendendo anche prevenzione e promozione della salute) presso il paziente” anziché viceversa, consentendo ai soggetti hard-to-reach di beneficiare di una campagna di sensibilizzazione diffusa a livello territoriale, laddove possibile interagendo anche con la rete delle farmacie e con i medici di medicina generale.

L’adozione di un paradigma di prevenzione di prossimità prevede che gli interventi di prevenzione e promozione della salute subiscano una ricalibratura dell’offerta di servizi al cittadino e al lavoratore mediante il ricorso a team mobili sanitari e a veicoli ambulatoriali mobili; le prestazioni erogate da figure professionali che nei contesti lavorativi vengono individuate nel medico competente e nello psicologo del lavoro intendono realizzare un approccio di prossimità e di equità, ossia calibrato sugli specifici bisogni della popolazione di riferimento.

Negli ambienti di lavoro, queste strutture ambulatoriali mobili possono essere adibite ad analisi preventive su patologie potenzialmente gravi quali le cardiovasculopatie, ad attività di promozione della salute quali la distribuzione di materiale informativo, a effettuazione di screening oncologici, ad attività mediche specifiche quali le campagne vaccinali e ad attività sanitarie quali i colloqui psicologici. Queste strutture consentono altresì di condurre campagne di sensibilizzazione volte all’adozione di sani stili di vita e al ricorso di appropriate indagini di screening oncologico.

I veicoli ambulatoriali mobili hanno il pregio della flessibilità, della modularità e dei costi sostenibili; unitamente alla telemedicina, consentono l’erogazione di prestazioni sanitarie strategiche per migliorare la salubrità degli ambienti di lavoro, la vivibilità degli ambienti di vita e la prevenzione di patologie potenzialmente gravi, potendo altresì minimizzare il concentramento della popolazione anziana in strutture dedicate. È pacifico come il principio del modello assistenziale “di prossimità” comporti rilevanti vantaggi socio-economici.

 

 

(1)Teglia, M. Angelini, L. Astolfi, G. Casolari, P. Boffetta. Global Association of COVID-19 Pandemic Measures With Cancer Screening: A Systematic Review and Meta-analysis. JAMA Oncol. Published online July 07, 2022. Doi:10.1001/jamaoncol.2022.2617

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